Ricordi di Parigi

Parigi si sveglia e si sentono già le campane a Notre Dame.
Il pane è già caldo e c’è gente che va per le vie della città.
Le campane dai forti rintocchi come canti risuonano in ciel,
e tutti lo sanno, il segreto
è nel lento pulsar delle campane a Notre Dame.

 

Parlare di Parigi credo che sia scontato e banale per i più: la città dell’amore, la città dell’arte, la città bohemien.
Nel mio ideale era il posto in cui sarei dovuta andare per la prima volta con colui che sarebbe stato per me amore eterno. Per questa stramba idea devo probabilmente incolpare le montagne di libri letti in gioventù o forse quel “maledetto” film che mi ha un po’ scavato l’anima: “gli amanti del Pont Neuf”
Credo sia stato per questo motivo che ho atteso anni, tantissimi anni, per poi decidere un giorno che non aveva più senso aspettare, perché ero cresciuta e il mio “per sempre” l’avevo di fianco a me, seppur in formato mignon.
Ed è così che ho prenotato un volo per 2, un adulto e un bambino, e mi sono regalata 5 giorni nella città più bella del mondo.

 

Ho percorso questa città in lungo e in largo, rigorosamente a piedi, (perché è solo così che riesci ad entrare nel profondo di ogni luogo secondo me), annotando sul mio libricino ogni angolo, ogni bistrot, ogni emozione che incontravo per strada.
Inutile dire che questo viaggio non avrebbe avuto lo stesso valore se non l’avessi fatto con Gregorio, un fedelissimo e bravissimo compagno di viaggio che è riuscito a cogliere la bellezza di ogni cosa insieme a me.
Abbiamo percorso 12 km al giorno (non so come abbia fatto con quelle sue gambette), con il sorriso sulle labbra e la curiosità negli occhi.
Abbiamo visitato musei, perché si, siamo due che l’arte la amano seppur non ne conoscano ogni sfaccettatura. Abbiamo ammirato il nostro Picasso e riso davanti alla Gioconda (non ce ne vogliate, ma a noi lei non sta così simpatica). Abbiamo osservato Notre Dame da lontano, ferita dal recente incendio ma fiera nel suo splendore, nonostante le sue cicatrici. Gregorio l’ha guardata per un tempo lunghissimo, cercando di incrociarla ogni giorno sul nostro percorso.
Io la trovo bellissima anche se è tutta un po’ bruciata Mamma” – questo fanno gli occhi di un bambino, vedono il bello anche quando è difficile scorgerlo.

Siamo arrivati al Louvre servendoci per l’unica volta della metropolitana che, con i suoi mosaici, è riuscita ad affascinarci.
Siamo rimasti fermi per un’ora ammirando lo splendore di quella piramide di vetro scintillante e giocando con l’acqua delle fontane per poi immergerci in un mondo passato fatto di sculture, pennellate di colori e cornici massicce.
Ci siamo emozionati al cospetto di Amore e Psiche. Per me è stato come tornare tra i banchi di scuola del liceo, alle lezioni di storia dell’arte che amavo più di ogni altra materia. Ricordo ancora il mio fantastico professore con i suoi baffoni neri che raccontava questa storia di amore e disperazione.
Quella stessa storia l’ho raccontata a Gregorio, seduti per terra in un angolo del Louvre, con lui che mi ascoltava con la sua solita attenzione e curiosità.
Ancora oggi, a distanza di tempo, mi chiede di raccontargli spesso la storia di quei due amanti!
Abbiamo attraversato i Giardini del Lussemburgo riscaldati da un bellissimo sole primaverile.
5 euro per noleggiare una barchetta, un bastone e guardare bambini di ogni età correre frenetici intorno ad un laghetto, impersonificando marinai e pirati  d’altri tempi.

Abbiamo fatto merenda in una delle pasticcerie più belle lungo gli Champ Elisè, mangiando macaron, dolci ricoperti di panna e bevendo cioccolata.
Siamo arrivati stremati sotto la Tour Eiffel cogliendone l’imponenza. Improvvisamente ogni stanchezza è svanita davanti a questo colosso di ferro, emblema di romanticismo e di Francia.

Abbiamo fatto tante cose, percorso chilometri, visitato luoghi e incrociato sguardi. Ma cosa più importante, abbiamo condiviso e credo che non ci sia cosa più profonda e importante che costruire una scatola di ricordi da portarsi dietro per tutta la vita.

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